La storia della Patata del Fucino IGP

Conosciuta in Abruzzo da più di duemila anni come patata di Avezzano, è oggi denominata Patata del Fucino IGP, coltivata nella zona da cui prende il nome, un territorio contiguo al Parco Nazionale d’Abruzzo e al Parco Regionale del Sirente-Velino, su un’area di circa 12.000 ettari di cui oltre 4.000 sono impiegati nella coltivazione del tubero. I semi della varietà del Fucino vengono utilizzati per la sua coltivazione anche in altre aree abruzzesi, a Barisciano e Montereale, sull’Altopiano delle Rocche, sull’Altopiano di Navelli, in Valle Roveto e nei piani Palentini, in quantità minore.

La patata del Fucino IGP ha forma tondo-ovale e buccia irregolare e una tonalità prevalentemente chiara o rossa; la polpa ha un colore che varia dal bianco al giallo e una consistenza più o meno farinosa o soda e compatta, a seconda della varietà. La Agata e la Agria sono le più coltivate, più adatte alle caratteristiche del terreno della zona che ne assicura un’elevata produzione ma anche la patata viola, la Vitellotte, dalle grandi proprietà nutrizionali, è in forte crescita e molto apprezzata dagli chef. Le caratteristiche organolettiche della Patata del Fucino IGP eccellono grazie all’alto contenuto di fosforo e potassio e alle tecniche di coltivazione a basso impatto ambientale.

Oltre che come delicato e delizioso contorno, bollite, fritte o cotte al forno, le patate vengono impiegate anche nella preparazione di primi sostanziosi, di minestre e dolci o aggiunte all’impasto del pane che lo rendono più soffice.

Per approfondire…

Nella valle del Fucino, ai piedi del Parco Nazionale d’Abruzzo, la vocazione all’agricoltura ha origini profonde e lontane. Altopiano situato tra i 650 e i 680 m s.l.m., il Fucino era in passato un lago, terzo d’Italia dopo quello di Garda e il Lago Maggiore che, ingrossato dalle piogge e privo di emissari, spesso straripava creando non pochi problemi agli agricoltori della zona. I romani lo scelsero inizialmente come luogo di villeggiatura per il suo particolare microclima e nonostante ciò fu al loro tempo che si iniziò con la bonifica del lago: l’Imperatore Claudio fece costruire un canale di circa 5,6 km che attraversava in parte il Monte Salviano per poi drenare nel fiume Liri, opera che non ebbe i risultati sperati. Dopo vari tentativi, solo nel 1875 il principe Alessandro Torlonia diede vita al progetto di totale prosciugamento del lago da cui vennero ricavati circa 16.000 ettari di terreno nuovamente coltivabili e particolarmente fertili, in cui cereali, patate e altri ortaggi trovarono dimora.
Ancora oggi le terre emerse rappresentano il cuore della produttività agricola, le condizioni pedo-climatiche, inoltre, influenzano le caratteristiche dei vegetali, tanto da attribuirgli una qualità e una bontà ineguagliabili; la struttura argillosa delle terre, i suoli ricchi di elementi nutritivi, l’escursione termica nel periodo produttivo, sono sole alcune delle condizioni tipiche della zona che permettono alle colture di esprimere il meglio del loro potenziale. La conca del Fucino, terra giovane e generosa, è oggi una delle zone economicamente più prospere dell’Abruzzo e la Patata marsicana, tubero dalle tante risorse, un motivo di vanto perché tra le più pregiate d’Italia.